THE COCKPIT

ANALISI E COMMENTI
INTRODUZIONE A "THE COCKPIT"
LIBERTA' DI VIVERE E LIBERTA' DI MORIRE
ARMI SEGRETE AL CREPUSCOLO DEL TERZO REICH
VENTO DIVINO

DUE UOMINI UNITI NEL SANGUE E NELL'ACCIAIO

ALI DI ANGELO E MANI DI DIAVOLO
FIORI DI CILIEGIO NELLA TEMPESTA
IL TRAMONTO DEL SOGNO DI UNA GRANDE ASIA

DUE UOMINI UNITI NEL SANGUE E NELL'ACCIAIO

Il terzo episodio di THE COCKPIT ha per protagonisti due soldati, uomini all'apparenza poco interessanti perché non ricoprono cariche elevate nell'esercito, non compiono azioni eclatanti, e non decidono la sorte dei popoli. Ma osservati da vicino, nella dimensione più umana e privata della loro esistenza, essi diventano senz'altro più affascinanti.

Equiparati dalla medesima passione per le moto e dallo stesso grado di soldato scelto, sono ben diversi per età e temperamento: Utsunomiya non è che un ragazzo (avrà non più di sedici anni), mentre Kodai è un uomo maturo, un veterano. Mentre il primo ha preso molto a cuore il suo compito di messaggero, e affronta con grande coscienziosità la guerra nella quale si trova coinvolto, il secondo è ormai consapevole dell'imminente disfatta giapponese, e vive con atteggiamento disilluso e apparentemente scanzonato le ultime fasi del conflitto.

Quando però fa la conoscenza di Utsunomiya, il grande cuore di Kodai prende il sopravvento anche sull'istinto di sopravvivenza: egli rinuncia infatti ad unirsi al resto delle truppe del 28° Reggimento, che se ne stanno andando, e sceglie di restare accanto al ragazzo, che ha deciso di tornare al Campo di Aviazione di Karakechiru. Come Kodai stesso sa bene, infatti, le truppe giapponesi non si ritireranno mai senza aver ricevuto un preciso ordine. Fingendo un tranquillo disinteresse nei confronti del suo compagno, Kodai sceglie quindi di accompagnarlo nella sua missione, per proteggere la sua giovane vita ed aiutarlo a portare a termine il suo compito.

Pur nella brevità del loro incontro, Utsunomiya imparerà molte cose da quell'uomo all'apparenza pigro e fannullone, così attaccato alla sua bottiglia di sakè, del quale inizialmente aveva una pessima considerazione. Prima di tutto, il giovane conoscerà il valore e la forza dell'amicizia incondizionata: come già detto, infatti, Kodai offre il suo aiuto senza pretendere nulla in cambio, e senza che nessuno glielo ordini, accettando  di correre enormi rischi e arrivando infine a sacrificare la sua stessa vita, nella convinzione di poter salvare quella di Utsunomiya.

Timbro caratteristico di quest'episodio è anche una sottile comicità che emerge qua e là, a stemperare una situazione che assumerebbe altrimenti toni ben più cupi. Ad essere comico è, prima di tutto, lo stesso character design: i personaggi, essenzialmente i soldati giapponesi, sono infatti resi rispettando l'aspetto più stilizzato dello stile matsumotiano. Sono tutti ometti molto bassi di statura, dal volto largo e tondeggiante e dalla bocca altrettanto ampia, mentre gli occhi sono piccoli e posti piuttosto in alto. Questo tipo di character, completamente assente nel primo episodio, compare anche nel secondo, a proposito solo di alcuni soldati giapponesi, mentre gli americani ne sono sempre stati esclusi.

Benché questa scelta stilistica li renda probabilmente piuttosto buffi, i personaggi non diventano solo delle vuote marionette, ma mantengono al contrario tutta la loro umanità, e sono comunque portatori di vicende personali realistiche e drammatiche. Anche nella drammaticità del finale l'autore ha scelto d'inserire una nota in un certo senso divertente, che però non rovina l'effetto complessivo della scena perché è perfettamente in linea con il carattere del personaggio fin lì tratteggiato. Kodai, infatti, muore in sella alla sua motocicletta, rivolgendo verso lo spettatore uno smagliante quanto improbabile sorriso a trentadue denti.

Un altro elemento da notare in quest'episodio è il rispetto e la stima che s'instaura, seppur nell'inconsapevolezza reciproca, tra Kodai e l'esploratore americano affrontato in duello. Il soldato giapponese, infatti, pur trovandosi nelle condizioni per poterlo fare, decide di non uccidere il suo avversario perché è troppo bravo per meritare questa sorte. La sua è la pietà del samurai, che ha rispetto del nemico e ne sa riconoscere il valore, e in conseguenza di ciò desidera che un simile uomo possa sopravvivere piuttosto che soccombere. Analogamente, il soldato americano riconosce il talento di Kodai quando, dopo aver assistito da lontano alla sua tragica morte, commenta amaramente: "Se questa fosse stata una corsa, avresti vinto. Perché in una corsa non ci sono proiettili   che arrivano dal traguardo". Benché siano nemici, i due soldati ritornano qui ad essere soltanto uomini che rendono omaggio, in silenzio, al talento l'uno dell'altro, dimentichi per un attimo che li dividono due bandiere di opposti Paesi e una guerra sanguinosa.

Nausicaa

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